Top Model '80: GIA CARANGI - supermodella morta prematuramente a soli 26 anni



Tutti ricorderete Gia Carangi, considerata la prima supermodella della storia nonché icona lesbo-chic, preda della dipendenza di droga e perennemente alla ricerca di un affetto che non trovò mai. Ha incarnato gli eccessi del patinato mondo della moda a cavallo tra gli anni '70 e '80, tra il glamour delle copertine più famose e la tossicodipendenza.

All'anagrafe Gia Marie Carangi, nasce a Philadelphia il 26 gennaio 1960, da padre di origini italiane proprietario di una tavola calda e madre casalinga di origini irlandese, che lascia il tetto coniugale quando Gia ha soli undici anni, perché stanca delle continue violenze domestiche. Gia è costretta a crescere senza la figura materna, questo la renderà fragile ed emotivamente instabile. Timida e insicura, fin dagli anni dell’adolescenza è attratta dalle ragazze, inclinazione che la madre disapprova fortemente.

A diciassette anni la sua vita subisce una svolta destinata a cambiare il suo destino: in un locale la bellissima Gia viene notata da un fotografo vicino alla celebre agente Wilhelmina Cooper che la vorrà subito a New York per un contratto da modella. Nell’ottobre 1978 arriva la svolta nella carriera di Gia, che posa senza veli per il fotografo di moda Chris von Wangenheim insieme all’assistente truccatrice Sandy Linter, di cui si infatua immediatamente divenendo la sua amante. In meno di un anno la naturale bellezza e l’incredibile fotogenia di Gia Carangi la catapultano nell’Olimpo della moda. Alta un metro e settantatré, taglia 40, seni sodi e sguardo enigmatico la rendono ricercatissima. Tutti la amano, e i fotografi ne ammirano l’incredibile naturalezza davanti all’obiettivo. Gia posa per i più grandi fotografi, da Francesco Scavullo a Richard Avedon, da Vogue a Cosmopolitan, per le campagne pubblicitarie degli stilisti più importanti: Armani, Christian Dior, Versace e Yves Saint Laurent.


Ma l'inquietudine di Gia non si placa, per colmare il vuoto interiore fa regolarmente uso di cocaina, per poi passare all’eroina. Inizia così la parabola discendente della bellissima modella, in un limbo di autodistruzione. Alla morte prematura della sua manager Wilhelmima Cooper, di soli 40 anni per cancro ai polmoni, Gia cade nello sconforto, erano molto legate, il profondo dispiacere per la perdita del suo unico punto di riferimento la porta a rifugiarsi maggiormente nell'eroina, fino ad arrivare a compiere gesti folli come scappare dal set nel mezzo di un servizio fotografico per recarsi nei vicoli malfamati della città a comprare una dose. In uno di questi vicoli fu addirittura violentata da uno spacciatore. La carriera della modella è in crisi, l'astinenza rende Gia agitata e sempre in continua tensione, e poi ci sono i vistosi segni sulle braccia dovuti alle iniezioni, che ormai non si riescono più a nascondere: durante uno dei suoi ultimi servizi fotografici esterni per American Vogue, nel novembre 1980, la modella presenta vistosi lividi e piaghe sulle braccia, dove iniettava l’eroina. I segni rimasero ben visibili sulle fotografie nonostante il fotoritocco.

Il mondo della moda non la venera più, la giudica e le diventa ostile, così la Carangi prende la decisione di tornare a Philadelphia dalla madre e iniziare un piano di disintossicazione dalla droga, ma il tentativo non da risultati, ci ricasca ben presto. I suoi ingaggi si fanno sempre più sporadici ed è solo grazie all'amicizia con Scavullo e alla sua fama di eccezionale fotografo, che Gia riesce ad ottenere un nuovo contratto, con l’Elite Model Management. Ma la Gia che faceva scintille davanti all'obiettivo non c'è più, i suoi occhi felini e l'allure naturale che l'hanno sempre contraddistinta sono spariti, al loro posto c'è il vuoto, il distacco, la completa estraneità dalla realtà. 

Da allora solo pochi set per Gia, che è sempre più sola. Nel 1983 la modella lascia definitivamente la Grande Mela. L’anno seguente si stabilisce ad Atlantic City con Elyssa Golden, la sua nuova compagna e decide di sottoporsi al trattamento farmacologico per guarire dalla dipendenza di droghe. Inizialmente il percorso di disintossicazione pare funzionare, la moda diventa per lei un ricordo sbiadito, inizia a fare la commessa, poi la cassiere e persino l'assistente in una casa di cura per anziani, ma a un certo punto qualcosa si inceppa e Gia ci ricasca, dopo poco tempo finisce di nuovo nel tunnel della tossicodipendenza. La ragazza è sempre più disperata, intorno a lei muoiono amici e ex colleghi a causa dell' AIDS, in brevissimo tempo anche le sue condizioni peggiorano irrimediabilmente e muore ad appena 26 anni il 18 novembre 1986. La madre, che al capezzale di Gia aveva proibito ogni tipo di visita, persino quella dell'attuale compagna della modella, tiene nascosto il funerale della figlia a tutti e purtroppo non vi partecipa nessuno, si verrà a sapere della sua morte solo parecchi mesi dopo con grande rammarico per chi le voleva bene.

Se ne va in silenzio e solitudine Gia Carangi, che con bellezza, fragilità e fame d'affetto è entrata nel mito. Tanti sono i film e i documentari che ne ripercorrono la vita: Gia-Una donna oltre ogni limite del 1998, con Angelina Jolie nei panni della top model. Nel 1985 il film Cuori nel deserto. The Self-Destruction of Gia del 2003 è invece un ampio documentario che racconta la sua breve vita.

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