Rocky IV - Tra cinema e politica

Usciva negli USA il 27 novembre 1985, Rocky IV, il capitolo più seguito della saga interpretata da Sylvester Stallone. Quello che tratta dramma e politica e nel quale il protagonista prova a risolvere la crisi tra USA e Unione Sovietica a suon di pugni sul ring.

Nei primi tre film vediamo la figura di Balboa - da spiantato perdente in cerca di una possibilità di riscatto - a Campione del Mondo. In Rocky IV invece, la missione cambia; Sylvester Stallone voleva dare il proprio contributo alla causa americana nella lotta contro l’URSS, ribattezzata amichevolmente dal Presidente Ronald Reagan “Impero del Male”, perciò assegna al protagonista una veste di mediatore nel delicato - quanto opprimente - stallo della 'Guerra Fredda'.

Il pugile italoamericano Rocky Balboa sfida il campione di tutte le Russie Ivan Drago - e non solo - sfida la Russia stessa con un messaggio simbolico quanto realistico agli occhi di americani e occidentali in generale. Anche se si tratta 'solo' di un film - e in genere i ragazzini che affollano il cinema per vedere Stallone nei panni di Rambo o di Rocky, non danno molto peso alla politica, ridono, scherzano e mangiano popcorn - va sottolineato che l'ideologia di Rocky IV è visceralmente antisovietica. 
La 'Guerra Fredda' era al suo apice come non avveniva dagli anni 50 e la paura di un’imminente sforzo militare - con conseguenze abbastanza nefaste per il pianeta -  occupava ampiamente ogni aspetto della comunicazione, influenzando anche l’industria dell’intrattenimento.
Il fiuto di Stallone gli consigliò di immergere in questo contesto il suo personaggio più carismatico, concepito allo scopo di dare un contributo alla causa americana, tentando inoltre di arricchirlo di un messaggio pacifista.

I rischi di un’escalation tra le due potenze, vengono descritti amplificando le diversità culturali  tra USA e URSS con i due personaggi contrapposti: Rocky per l'America e Ivan Drago per la Russia. Attraverso gli scontri verbali dei pugili e del loro entourage, emergono - a volte in maniera eccessiva e goffa - le reciproche diffidenze culturali e sociali, che aiutano a mostrare quanto la 'Guerra Fredda' si fosse insinuata nella cultura americana.

Il clou del film è nella scena finale, in cui Rocky prova a convertire alla causa della pace i 'cattivi' sovietici, con un messaggio conclusivo che da il senso a tutto il film: "Se io posso cambiare e voi potete cambiare, tuto il mondo può cambiare".
Ma il mondo si sa, non è fatto solo dell'occidente, perciò Rocky resta un modello per alcuni e oggetto di derisione per altri.

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