
Giuseppe Calò - detto Pippo - riconosciuto come il 'cassiere di Cosa Nostra' perché fortemente coinvolto nella parte finanziaria dell'organizzazione, soprattutto nel riciclaggio di denaro, venne arrestato il 30 marzo 1985 nel suo appartamento in viale Tito Livio a Roma. In seguito all'arresto la polizia perquisì un suo edificio rustico in provincia di Rieti e vi trovò: grosse quantità d'eroina, un apparato ricetrasmittente, delle batterie, alcuni apparecchi radio, antenne, cavi, armi e diversi tipi di esplosivo.
Nato e cresciuto a Palermo, all'età di 23 anni venne assoldato come associato del boss mafioso Tommaso Buscetta, nella 'cosca mafiosa Porta Nuova'. Nei primi anni '70 si trasferì a Roma e si occupò inizialmente del gioco clandestino e poi, insieme al boss Stefano Bontade controllò la distribuzione dell'eroina e dopo l'uccisione di quest'ultimo restò da solo al comando.
Calò aveva molte conoscenze in ambito finanziario tra cui Licio Gelli e Roberto Calvi e le sfruttava per il riciclaggio di denaro sporco, che veniva investito nello IOR e nel Banco Ambrosiano di proprietà di Calvi, che a seguito del fallimento della propria banca, si sentì in pericolo e partì per Londra, ma questo non servì a salvarlo, infatti fu ritrovato impiccato sotto il ponte di Blackfriars Bridge. Purtroppo sul caso dell'omicidio Calvi, non ci sono ancora oggi dei colpevoli, la Corte d'Assise che nel 2005 iniziò il processo a carico di Calò e altri imputati, li assolse tutti per insufficienza di prove.
Calò a seguito dell'arresto fu processato per altri numerosi omicidi, guadagnandosi diversi ergastoli in associazione con altri mafiosi facenti parte come lui, del 'clan dei Corleonesi' e di 'Cosa Nostra'. Nel 1995 nel processo per gli omicidi di Piersanti Mattarella, Pio La Torre e Michele Reina, venne condannato all'ergastolo e sempre nel '95, nel processo per l'omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, del capo della mobile Boris Giuliano e del professor Paolo Giaccone, fu condannato a un altro ergastolo. Nel 1996 sempre ergastolo per l'omicidio del giudice Antonino Scopelliti. Nel 1997 nel processo per la 'stage di Capaci', in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie e la scorta, Calò venne condannato all'ennesimo ergastolo. Stesso risultato nel processo per l'omicidio del giudice Cesare Terranova. Inoltre nel 2004 venne accusato di aver strangolato i due figli del collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta, scomparsi nel 1982 e mai più ritrovati.
Finisce così la 'carriera di cassiere' di Giuseppe Calò. Oggi sconta le sue pene nel carcere di Bollate sotto il regime del 41 bis.
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