Accadde il 21 Marzo 1980: l'America di Carter boicotta le Olimpiadi di Mosca

L'AMERICA DI CARTER BOICOTTA LE OLIMPIADI DI MOSCA


Il 21 marzo del 1980, alla Casa Bianca, davanti ad una delegazione di atleti olimpici, Jimmy Carter, presidente degli Stati Uniti d’America, annunciò che il suo paese non avrebbe preso parte ai Giochi Olimpici in programma dal 19 luglio al 3 agosto di quell’anno a Mosca.
A motivare il boicottaggio americano alle olimpiadi in URSS fu l’invasione sovietica dell’Afghanistan, che era iniziata il 25 dicembre del 1979, che Carter descrisse come «un tentativo di un potente governo ateo di sottomettere un popolo islamico indipendente», allo scopo di ottenere il controllo della produzione di petrolio in Afghanistan.
Al boicottaggio promosso dagli USA aderirono 64 nazioni, tra cui Canada, Germania Ovest, Norvegia, Giappone, Corea del Sud, Cile, Argentina, Israele e Cina ed il blocco delle nazioni arabe, compreso l’Iran.
L’Italia, assieme ad altri 14 paesi (Andorra, Australia, Belgio, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Portorico, San Marino, Spagna e Svizzera) prese la decisione di partecipare senza le proprie bandiere ma sotto la bandiera olimpica.
Alle Olimpiadi di Mosca presero parte 80 paesi, il numero più basso dalle Olimpiadi di Melbourne del 1956 e videro gli atleti sovietici prevalere di gran lunga nel medagliere, con 195 medaglie, di cui 80 d’oro.
L’Italia, priva degli atleti militari, arrivò quinta nel medagliere, prima tra i paesi occidentali. Nel ricordo degli sportivi, rimane soprattutto tra i migliori risultati degli atleti italiani, le vittorie di Pietro Mennea nei 200 metri piani e quella di Sara Simeoni nel salto in alto.
Durante la cerimonia di chiusura dei giochi, piuttosto che issare, come da tradizione olimpica, la bandiera del paese ospitante dell’edizione successiva, che in quel caso erano gli USA, venne issato il vessillo della città di Los Angeles, città dove si sarebbero svolti le Olimpiadi del 1984, senza la partecipazione dell’Unione Sovietica e di altri 13 paesi del suo blocco, che, per ritorsione al boicottaggio statunitense, decisero a loro volta di boicottare l’edizione americana.





 

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