
Young Urban Professional, ovvero, Yuppie "professionisti della scalata al successo" così si definirono. Culla del neologismo fu Manhattan, il cuore finanziario della Grande Mela, qui i giovani businessmen rampanti degli Anni 80 erano in massima parte desiderosi di lavorare in borsa e fare rapidamente soldi a palate.
A New York erano maniacalmente fissati con il look e gli abiti firmati – in particolare quelli di stilisti italiani come Armani, Versace e Valentino – e le macchine sportive, frequentavano locali come lo Studio 54 e le feste più esclusive. Stile di vita narcisistico e chic, lampade abbronzanti, bodybuilding, tagli di capelli trendy e feste notturne in club eleganti.
Qui in Italia, sulla falsariga del modello americano, lo yuppie di casa nostra – portato al cinema da Carlo Vanzina – emula prendendo a esempio Gianni Agnelli e il suo orologio portato sul polsino, esibendo uno stile di vita consumistico e cinico. In Italia come all’estero, anche la cocaina gioca spesso un ruolo chiave in questa forzata visione di divertimento costoso e senza limiti. Gli yuppies abbracciano completamente l'economia capitalista e in essa trovano realizzazione (ricordate American Psycho?).
La caratteristica principale di questo fenomeno era quella di dare un'immagine di sé di alto profilo attraverso le diverse abitudini nel cibo e negli svaghi, distinguendosi dalla "plebe" e ostentando a tutti i costi uno stile di vita e di ricchezza non sempre reali. Era il periodo della politica dominata dal Partito Socialista Italiano guidato da Bettino Craxi e della cosiddetta "Milano da bere", cuore dell'arrivismo, della moda, del benessere, degli sport estremi, delle arti marziali particolari, delle vacanze in luoghi esclusivi e dei ristoranti di cucina internazionale, con particolare attenzione a quella giapponese ed indiana. Un ambiente che aveva influenza anche sulle generazioni più giovani.
Lo "yuppismo" italiano nei primi anni '90 inizia gradatamente a estinguersi - così come tutti gli eventi sociali assimilabili e contemporanei - per poi terminare bruscamente con lo scoppio dello scandalo giudiziario di Tangentopoli, che rivelò l'alto livello di corruzione presente nel clima politico ed imprenditoriale dell'Italia, travolgendo il PSI e portando di fatto alla transizione dalla Prima alla Seconda Repubblica in pochi anni.
Lo "yuppismo" italiano nei primi anni '90 inizia gradatamente a estinguersi - così come tutti gli eventi sociali assimilabili e contemporanei - per poi terminare bruscamente con lo scoppio dello scandalo giudiziario di Tangentopoli, che rivelò l'alto livello di corruzione presente nel clima politico ed imprenditoriale dell'Italia, travolgendo il PSI e portando di fatto alla transizione dalla Prima alla Seconda Repubblica in pochi anni.
Lo stereotipo italiano dello yuppie sembra tuttavia persistere ancora oggi, sebbene notevolmente ridimensionato, dati i tempi difficili caratterizzati da un'economia in piena recessione e da un mondo lavorativo precario e con poco spazio per il facile guadagno; ciò che rimane è l'ostentazione di una ricchezza accessibile a pochi e spesso non concreta. Alla figura dello yuppie sono ancora riconducibili pochi professionisti impiegati in settori importanti ma molto ristretti, prevalentemente di sesso maschile e caratterizzati dal possedere abitazioni nelle zone centrali delle grandi metropoli, automobili costose e accessori di prestigio e tecnologie d'avanguardia.

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